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Scacchi per non vedenti

Scacchi per non vedenti

Gran Bretagna XIX sec. Osso naturale e tinto di rosso

Da notare che le caselle bianche della scacchiera sono sono leggermente più basse rispetto alle nere per permettere il riconoscimento della posizione al tatto. La scacchiera è anche chiamata black out. In genere una serie di pezzi ha un piccolo rilievo e la scacchiera ha le sedi forate necessarie per non far muovere gli scacchi. (Da AA.VV, Riflessi, incontri ad arte tra Oriente e Occidente, Pimedit, pag. 39)

Usa 2005 design Deborah Tan, Chess for the Blind

Set presentato alla mostra del Nagouchi Museum di New York il 21 ottobre 2005. Il set, tutto bianco, utilizza trame e forme geometriche per distinguere i pezzi propri e quelli dell'avversario. Ogni casella sulla griglia è anche scavata per evitare che i pezzi cadano e la posizione è indicata in Braille sul bordo dello spazio.

Altra cosa è il gioco alla cieca dove un giocatore si confronta con uno o più avversari senza guardare la scacchiera. Lo storico Murray cita tra gli epigoni tale Sa’id b. Jubain, islamico, verso l’820 e.v.  La prima dimostrazione in Europa sembra sia stata fatta nel 1265 a Firenze da un altro musulmano di nome Buzecca o Borzaga. Da ricordare poi gli italiani Paolo Boi nel XVII secolo e il gesuita Saccheri nel XVIII, Philidor nel 1752, Paulsen nel 1857 con il record di 10 partite contemporaneamente, Pillbury 21 nel 1902, Flesch 62 nel 1970. Nel Libro da imparare a giocare a scachi (1512)  di Daminao de Odemeira nella sezione intitolata ‘Artede giocare alla mente’ si spiega come si gioca alla cieca.

Morphy durante una simultanea alla cieca a Parigi nel 1858.

1848 – Primo caso conosciuto di un gioco tra giocatori ciechi.

Leggi anche Cieca ambizione. Scacchisti non vedenti e i loro set

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