Molto probabilmente il Profeta Maometto (570ca – 632) non aveva mai sentito parlare dell’esistenza degli scacchi, poiché i giuristi maomettani non sono stati in grado di risolvere la questione della legalità del gioco degli scacchi da qualsiasi decisione diretta di Maometto registrata nel Corano o nella tradizione autentica. Tale era in ogni caso l’opinione dei primi giuristi. Questa questione della posizione giuridica del gioco degli scacchi esercitò non poco i primi giuristi musulmani. Tuttavia, fino al secondo secolo dell’Islam non fu fatto un serio tentativo di sistematizzare e codificare la legge musulmana. Gli scacchi non sono menzionati da nessuna parte per nome nel Corano, ma, adottando il principio di analogia {qiyds) per cui il dubbio poteva essere risolto da una decisione su qualche caso simile, si è fatto appello alla Sura V. 92, un capitolo che appartiene alla Medina o all’ultimo periodo della vita di Maometto. In questo versetto leggiamo: 0 veri credenti, certamente il vino e il maiale (maislr) e le immagini (‘ansab) e le frecce divinatorie (azldm) sono un abominio delle opere di Satana, perciò evitatele affinché possiate prosperare. È estendendo questa condanna che si è tentato di condannare gli scacchi e il gioco degli scacchi. C’è abbastanza accordo tra i commentatori che il maislr è stato inteso includere ogni gioco che è soggetto al rischio o al caso, o che è giocato per denaro o una posta in gioco. È su questo versetto che si basa la proibizione (Da H. I. R. Murray A History of Chess, Oxford, 1918, pag, 188). Ne Le mille e una notte gli scacchi fanno la loro apparizione in quattro episodi in cui il califfo Harun interroga ripetutamente i suoi consiglieri sull’opportunità di praticare il gioco, e sulla sua liceità religiosa.